di Paolo Pagliaro
Non è ben chiaro se con i soldi del Pnrr si potrà ridare slancio alla sanità pubblica, ma se si potesse sarebbe bene cominciare dalle residenze per anziani, che in Italia sono poche e inaccessibili. Il Servizio Sanitario Nazionale compie 45 anni e nell’occasione l’Ufficio valutazione e impatto del Senato ha fatto il punto sul suo stato salute attraverso il confronto con i sistemi sanitari di altri 7 Paesi: Canada, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti e Svezia. Nella graduatoria l’Italia è ultima per disponibilità di posti letto destinati a cure a lungo termine in strutture residenziali (18,8 per 1000 abitanti di età pari o superiore a 65 anni); il penultimo posto, con 30 posti, va agli Stati Uniti, mentre la classifica vede in cima la Svezia, con 68 posti letto per 1000 abitanti, seguita dai 54 della Germania e dai 51 del Canada.
Gli over 65 sono in Italia 14 milioni e il 90% di loro è in buone condizioni di salute. I problemi nascono per quel 10% (un milione e 400 mila persone) con qualche problema di disabilità che consiglierebbe il ricovero in una Rsa. Ma le Rsa non ci sono e se ci sono, le liste d’attesa sono lunghissime. In quelle private, la maggioranza, i costi non sono alla portata di una famiglia normale. “Quando si fanno i conti con Alzheimer, Parkinson e gravi disabilità le famiglie non sono in grado di far fronte al carico dell’assistenza, sia logisticamente che fisicamente” spiega - intervistato da Sanità Informazione - il presidente della Società italiana di geriatria, Andrea Ungar. “Servirebbe un investimento maggiore sulle Rsa, ma anche sui centri diurni e sull’assistenza domiciliare, che sarebbero una valida alternativa alle strutture residenziali, ma che oggi sono ancora più depotenziati”.
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